Whistleblowing aziendale: Telia Company e Michaela Ahlberg
- Andrea Ditommaso

- 18 ott
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È possibile effettuare una classificazione e differenziazione del whistleblowing rispetto al segnalatore, il quale può essere interno od esterno. Il whistleblowing è interno nel momento in cui il segnalatore evidenzia l’illecito all’interno della propria organizzazione, con lo scopo che la sua segnalazione possa giungere al proprio datore di lavoro. Al contrario, è esterno nel momento in cui il segnalatore porta alla luce un illecito direttamente all’esterno dell’ente, servendosi, ad esempio, dei media per divulgare l’informazione. Inoltre, è possibile eseguire un’ulteriore classificazione del whistleblowing, a seconda del luogo in cui viene eseguita la segnalazione: aziendale, pubblico, governativo. Nel primo caso si ha la segnalazione in un’impresa privata, nel secondo caso avviene nella pubblica amministrazione, e nel terzo caso si ha la divulgazione pubblica di informazioni coperte da segreto di Stato.
Per quanto concerne casi di whistleblowing aziendale, rimanendo in ambito informatico tecnologico, è opportuno citare il caso Telia. Si tratta di un caso di whistleblowing con finalità di prevenzione alla corruzione e alla violazione di diritti umani e ambientali. Pertanto, ricordando quanto detto in precedenza, si tratta di una questione che possiamo definire obbligatoria per chi è a conoscenza dell’ illecito e richiede opportune segnalazioni. Così è stato fatto da Michaela Ahlberg, che nel 2016 ha denunciato prima internamente, tramite le procedure interne, e poi pubblicamente, porgendo una denuncia alle autorità svedesi, Telia. Innanzitutto, Telia Company è una società di telecomunicazioni svedese, quotata in borsa, con sede a Stoccolma, attiva in ben 17 paesi, dunque di rilievo.
Nel 2016, una dipendente di Telia, Michaela Ahlberg, ha denunciato una serie di illeciti all'interno dell'azienda. Ahlberg ha affermato che l’azienda è stata protagonista di corruzione e violazione di diritti umani fondamentali. Infatti, le accuse mosse da Ahlberg riguardavano il pagamento di tangenti a funzionari pubblici in Africa per l’ottenimento di contratti di telefonia mobile. Inoltre, ha affermato che Telia aveva violato le leggi sul lavoro e l'ambiente in Africa. Ahlberg ha fatto la sua denuncia tramite una hotline per segnalazioni di illeciti interna a Telia, dunque ha esperito una strada consigliata da molte teorie di giustificazione del whistleblowing ovvero procedere dapprima con un whistleblowing interno e, successivamente, solo in caso di esito negativo effettuare un whistleblowing esterno, come riportato nelle teorie suddette. L'azienda ha avviato un'indagine, ma non ha trovato prove sufficienti per sostenere le accuse di Ahlberg. in questo caso, la whistleblower non ha considerato, al contrario di quanto detto poc’anzi, uno dei pilastri che devono portare il segnalatore ha denunciare: possedere fin da subito prove a favore della propria tesi, altrimenti, è molto elevata l’incidenza di subire gravi ritorsioni, sia a livello lavorativo sia a livello economico, a causa delle ingenti spese legali. In questo caso, tuttavia, Ahlberg ha avuto il coraggio e l’insistenza di denunciare la questione esternamente alle autorità svedesi. Di conseguenza, le autorità svedesi hanno aperto un'indagine e hanno scoperto prove che supportavano le accuse di Ahlberg. Perciò Telia è stata condannata a pagare una multa di 1.000 milioni di corone svedesi (circa 100 milioni di euro) e l'ex amministratore delegato di Telia è stato condannato a tre anni di carcere. Il caso Telia è stato un esempio positivo di whistleblowing aziendale. Nonostante questo caso si sia concluso a favore di Ahlberg con un esito positivo, diverse sono le riflessioni che possono essere fatte al riguardo. Una domanda che è opportuno porsi è: possiamo considerare corretto il fatto che Ahlberg abbia denunciato internamente senza aver prove sufficienti a sostegno e senza che l’indagine fosse conclusa? Secondo la mia opinione, è assolutamente necessario eseguire una denuncia esternamente solo dopo aver esperito e concluso procedimenti interni all’azienda, tuttavia, a causa delle rilevanti violazioni che stava effettuando Telia non è stato possibile temporeggiare e far scorrere ulteriore tempo. Questo caso quindi sembrerebbe mettere in crisi un modello di giustificazione come quello della teoria del danno di De George, poiché Ahlberg non ha rispettato una delle condizioni fondamentali riportate dalla teoria del danno e cioè che il segnalatore deve essere in possesso della documentazione a favore della propria della tesi prima di poter segnalare esternamente l’illecito o la condotta immorale. Pertanto, questo caso potrebbe essere considerato legittimo all’interno della teoria delle buone ragioni di Bok e alla teoria dell’integrità di Brenkert, poiché Ahlberg dapprima tenta la denuncia interna e soprattutto perché non è mossa da sentimenti malevoli come invidia, ma è arrivata a denunciare dopo aver eseguito un giudizio etico sulla vicenda ed inoltre è mossa da coraggio, un valore rientrante nella sfera dell’integrità di un individuo. Questo caso non è riconducibile alla teoria di Davis perché Ahlberg non si considera complice alla formazione del danno verso la collettività. In definitiva, il caso Telia è un esempio di come il whistleblowing aziendale possa essere un potente strumento per proteggere il pubblico e promuovere la responsabilità aziendale.

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